Io non posso tacere by Piero Tony

Io non posso tacere by Piero Tony

autore:Piero Tony [Tony, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Non sarebbe stato necessario fare questa precisazione, sarebbe stato sufficiente rimandare al codice di procedura penale, visto che non prevede il copia-incolla, ma io l’ho ribadito rinunciando al bignè.

Per carità, questo non significa che i magistrati non debbano avere alcun contatto con il mondo del giornalismo. Chiunque lavori con una procura sa che è inevitabile stringere rapporti con i cronisti che si occupano di giudiziaria, fa parte del mestiere. E nell’èra del processo mediatico è giusto che i magistrati provino ad avere anche un tramite con l’opinione pubblica. È sciocco dire che non deve uscire nulla dalle aule del tribunale fino a quando non c’è una sentenza definitiva: le parti in causa devono poter sfruttare lo strumento del processo mediatico per difendere le proprie posizioni, ed è ovvio che anche per le persone che si considerano vittime di un’inchiesta è preferibile utilizzare con intelligenza, ma con discrezione, giornali e televisioni. Il giudice deve parlare con le sentenze, è vero, ma nel mondo di oggi le sentenze parlano se hanno riscontri anche fuori dalle aule del tribunale: se tu sei stato sputtanato sui giornali per qualcosa che non hai commesso è giusto che chi ha contribuito a dimostrare che la persona sputtanata non andava sputtanata abbia la possibilità di farlo anche sui giornali e in televisione. Fa parte del gioco.

La questione è semplice, mi verrebbe da dire drammaticamente semplice: dal momento in cui la politica entra nella magistratura, l’azione della magistratura comincia ad avere un’accezione politica; ogni politica che si rispetti implica delle battaglie; ogni battaglia che si rispetti prevede delle armi per combatterla. Ora bisogna essere onesti, bisogna riconoscere che, negli anni, il potere giudiziario si è ritrovato a disposizione diversi strumenti utilizzabili con grande discrezionalità. E non penso solo alle intercettazioni. Penso all’uso spesso approssimativo dei pentiti. Penso all’uso della custodia cautelare. Penso al concorso esterno. Penso alle modalità con cui si decide l’iscrizione o la non iscrizione di una persona nel registro degli indagati. Penso all’utilizzo di un concetto chiave della nostra giurisprudenza: l’obbligatorietà dell’azione penale. Penso anche a quanto sia ricco il nostro codice di reati a fattispecie legale aperta, quasi norme penali in bianco, e a quanto siano interdipendenti mancanza di tipicità e rischio di legalità. A quanto il libero convincimento del giudice sia principio sacrosanto purché la motivazione non sia apparente o frutto di supposizioni ma indichi fatti certi da cui inferire. E a quanto, infine, sia facile che la discrezionalità viri in qualcosa che assomiglia all’arbitrio allorché i giudizi risultino appena appena venati finanche di mera appartenenza culturale.

Partiamo dall’obbligatorietà dell’azione penale. Non esiste né mai è esistita. Da anni si racconta una favola che prevede il seguente svolgimento. L’articolo 112 della Costituzione – quante volte lo abbiamo sentito? – stabilisce che il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. L’obbligo dell’azione penale, tradotto in parole povere, significa che il magistrato venuto a conoscenza di una notizia di reato, per esempio con una denuncia o una querela, non ha scelta, e di fronte a



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.